Guido Guidi

“Fiume 07”


a cura di Francesco Zanot

Palazzo Clemente
27 marzo – 2 maggio 2010


ArtistaGuido GuidiAnno2010

FIUME 07 è una serie di oltre 70 fotografie realizzate intorno al fiume che scorre a poche decine di metri dall’abitazione di Guido Guidi. Il fiume è il punto di riferimento che indirizza i percorsi e lo sguardo del fotografo, talvolta visibile e talvolta escluso dai margini dell’inquadratura, sempre presente nelle atmosfere dense che distinguono ogni immagine e nel metodo che sta alle spalle del loro compimento.

FIUME 07 è un capitolo ulteriore della ricerca che Guidi elabora fino dall’inizio della propria carriera sui luoghi che circondano il proprio abitare. Utilizza infatti il medium fotografico come strumento per osservare, conoscere e fare propri il territorio e gli oggetti che stanno oltre la soglia della sua casa e costituiscono gli elementi di un paesaggio a lui  noto, esperito, quotidiano. Come la fotografia di Luigi Ghirri e degli autori inclusi nella celebre mostra americana New Topograhics: Photographs of a Man-altered Landscape (della quale avevano fatto parte fra gli altri Robert Adams, Lewis Baltz, Frank Gohlke, Stephen Shore), con cui instaura un dialogo e uno scambio, la ricerca di Guidi si concentra in particolare sui margini, le periferie, i contesti suburbani. Di questi, poi, sceglie spesso i particolari minimi, lavorando secondo una logica “democratica”, come l’aveva definita William Eggleston, che esclude qualsiasi pregiudizio nella scelta dei soggetti e prevede che ogni cosa possa allo stesso modo trovarsi al centro dell’obiettivo.

“Gli spazi in cui prende forma e senso la pratica analitica – di per se stessa interminabile – della fotografia di Guidi sono spazi definibili solo per progressive approssimazioni, cercando di indicare e descrivere più che di spiegare. Raccogliere, indicare, catalogare: per cercare di dare forma all’attenzione…  Per provare, in questo modo, a sottoporre la nostra realtà a una visione clinica; la nostra società a un’operazione di editing, come già suggeriva Walker Evans nel 1931”. Questo afferma Paolo Costantini a proposito del processo che dà origine al linguaggio di Guidi, che è diretto, asciugato da qualsiasi retorica. Le sue fotografie sono indirizzate innanzitutto alla descrizione di un dato di fatto, ma a partire da un atteggiamento deliberatamente neutrale e pseudo-scientifico riportano in filigrana l’affezione del fotografo nei confronti di tutto quello che rappresenta e l’aspetto sublime delle cose di tutti i giorni. Come conclude Gaddo Morpurgo, “Se la fotografia è ormai documento probante, il realismo fotografico di Guidi assume una tale connotazione dello stupefacente che ci costringe all’immaginazione per ricostruire la realtà: la simulazione della ricchezza da opporre alle prove di marginalità”.

Per questa serie Guidi utilizza due differenti apparecchi fotografici. Attraverso un atteggiamento rituale e rallentato, con un banco ottico ferma su lastre di 20x25cm i dettagli più minuti della realtà che seleziona. Una macchina fotografica 6×6 gli consente invece di rendere il proprio approccio più dinamico e avvicinarsi maggiormente ai soggetti per realizzare immagini che si relazionano alle prime come un apparato di note testuali, nelle quali si approfondiscono alcune specificità e si precisano dei concetti.

FIUME 07, come sempre accade nei lavori di Guido Guidi, è anche un’indagine riflessiva sulla fotografia stessa, sul linguaggio e sull’operazione messi in pratica per realizzarla, che si modifica a seconda dello strumento utilizzato ma evidenzia ogni volta gli elementi fondamentali della propria grammatica, fra cui la natura prospettica della rappresentazione e la centralità del rapporto con il tempo e con la luce. “La maggior parte delle fotografie” – scrive Roberta Valtorta “sembrano rappresentare ciò che gli occhi hanno visto. Rare fotografie, invece, sanno comunicare che ciò che troviamo rappresentato è stato visto attraverso la macchina. A questa specie rara appartengono le immagini di Guido Guidi, per essere dominate da una forte necessità interna che le fa dipendere esattamente dal mezzo dal quale sono nate”.

In occasione dell’esposizione è stato realizzato il libro d’artista “Fiume”, curato da Francesco Zanot ed edito da Phantombooks

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